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18.10.2010
Allarme metropoli, abuso droga maschera disturbi psichiatrici
"Passa troppo tempo fra l'esordio di un disturbo psichiatrico e l'inizio delle cure". Specie nelle metropoli, dove l'abuso di droga 'maschera' il disagio.
Allarme metropoli, abuso droga maschera disturbi psichiatrici
Milano, 18 nov. (Adnkronos Salute) - All'inizio è un pensiero negativo, un disturbo quasi sotterraneo. Poi comincia il tormento, l'ansia che stringe il cuore e invade la vita di ogni giorno. "E il sassolino diventa una valanga inarrestabile". Carlo Altamura, direttore dell'Unità operativa di Psichiatria del Policlinico di Milano, lancia l'allarme: "Passa troppo tempo fra l'esordio di un disturbo psichiatrico e l'inizio delle cure". Specie nelle metropoli, dove l'abuso di droga 'maschera' il disagio. Ma "così rischiamo che questi pazienti non trattati, lasciati soli, peggiorino inesorabilmente, fino ad andare incontro al suicidio o alla dipendenza cronica da stupefacenti", spiega l'esperto oggi nel capoluogo lombardo, dove è in corso il terzo forum internazionale di psichiatria 'Innopsy 09' (a Fieramilanocity di via Gattamelata fino a venerdì). Succede ancora oggi: possono passare fino 4 anni prima di approdare a una diagnosi di depressione, schizofrenia, disturbi bipolari e dell'umore, ansia patologica. I pazienti, inconsapevoli, vagano in cerca di una spiegazione, attanagliati da un problema di cui non capiscono l'origine. Passano dai rimedi dell'erboristeria al lettino dello psicologo. Senza risultati. "Intanto, il disturbo non viene curato adeguatamente e continua a peggiorare", incalza Altamura. Nelle metropoli come Milano va anche peggio: c'è più solitudine, meno controllo sociale e, soprattutto, ci sono 'rumori di sottofondo' che creano confusione. Qui la diagnosi arriva ancora più tardi. "Si tende a male interpretare i campanelli d'allarme. Un ragazzo fa uso di hashish o cocaina? Chi gli sta intorno si focalizza sul problema 'droga', senza pensare che quella è la punta dell'iceberg, spesso la conseguenza di un disturbo più profondo e che, scavando, si arriva a portare alla luce disturbi psichiatrici ignorati".Il gruppo di Altamura ha condotto diversi studi su questo fronte e ha scoperto che "il riconoscimento precoce di questi disturbi avviene solo in due casi su 10. Per gli altri la diagnosi è tardiva". Solo il 5-10% inizia il trattamento e nella gran parte dei casi (80-90%) è inadeguato. L'ansia è il disturbo che, spesso grazie all'intervento del medico di famiglia, viene riconosciuta prima, ma si parla sempre di almeno un anno di ritardo. Molto più problematico è approdare a una diagnosi di schizofrenia o bipolarità, in questi casi si parla anche di 4 anni. E spesso "ci si mette nelle mani di figure non specialistiche, con conseguenze drammatiche sul lavoro e nella vita familiare", dice lo psichiatra. In molti casi lo psicologo non basta, avverte. "Il rischio è che curi un problema passeggero e un disturbo grave allo stesso modo. E succede che patologie psichiatriche a buona prognosi, come il panico o i disturbi dell'umore, diventino molto più gravi. Abbiamo osservato, per esempio, che l'ansia patologica non riconosciuta e non trattata sfocia nella depressione nel 70-80% dei casi". Quello che bisogna evitare, ribadisce Altamura, "è che si inneschino processi distruttivi. Un intervento tempestivo con i farmaci o le terapie giuste, e il monitoraggio del paziente nel tempo, possono ridurre la cronicità e i rischi". Di questo aspetto discuteranno a lungo gli esperti internazionali riuniti a Milano per l'evento sponsorizzato dalla Società mondiale di psichiatria biologica e dall'università degli Studi cittadina."In uno studio recente - continua Altamura - abbiamo sottolineato come in un gruppo di circa 300 pazienti con disturbi d'ansia il primo trattamento farmacologico venisse iniziato a distanza di 4-8 anni dall'esordio. Un'altra ricerca in corso di pubblicazione, invece, ci ha permesso di verificare che la latenza nella somministrazione di un trattamento con stabilizzanti dell'umore in circa 250 pazienti con disturbo bipolare si correla a un maggior rischio di suicidio". Nei pazienti con schizofrenia e disturbo bipolare la diagnosi precoce è fondamentale: "Con le tecniche di neuroimaging abbiamo infatti osservato che a una cronicità della malattia si associano una serie di cambiamenti nel cervello, come la perdita di sostanza grigia e l'assottigliamento degli stati corticali in alcune aree dell'encefalo". L'uso tempestivo di nuovi farmaci antipsicotici atipici, conclude lo specialista, "può bloccare questo processo neurodegenerativo. Per questo bisogna ottimizzare gli strumenti diagnostici estendendoli alla medicina di base e creare una rete di monitoraggio sul territorio per cogliere in tempo l'inizio di fenomeni patologici".
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