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27.04.2010
Gambling o gioco d’azzardo problematico.
di Maurizio Mattioni Marchetti
Il gioco si configura nell’età adulta come spazio di fantasia verso un riscatto per la mancanza di desideri inesauditi.
Il gioco si configura nell’età adulta come spazio di fantasia verso un riscatto per la mancanza di desideri inesauditi.
Il mercato sulla base di questa domanda è evoluto nell’offerta attraverso giochi come il Lotto, il Totocalcio, SuperEnalotto, videopoker, giochi on line ecc. palesando l’opportunità dell’attimo che può cambiare la vita.
Il gioco d’azzardo di massa è istituzionalizzato dalla consuetudine e dalla normalizzazione degli organi pubblici che ne reclamizzano l’uso, in quanto risponde alla libertà degli individui di appagare il loro bisogno di gioco senza tenere conto dei risvolti drammatici che tali comportamenti possono assumere per molte persone.
Non è un caso che la problematica gioco d’azzardo si acutizza in un contesto odierno dove regna l’incertezza per il futuro, sia per via della crisi economica, sia per via di una crisi culturale di identità e coesione sociale. Il gioco diventa momento di evasione e soddisfazione nella sospensione temporanea della routine quotidiana nella speranza che un magico intervento della fortuna cambi il destino.
Sei possibili descrizioni dei giocatori d’azzardo di: Guerreschi (2000).
1-Giocatori d’azione con sindrome da dipendenza, per i quali giocare d’azzardo è la cosa più importante nella vita, l’unica cosa che li mantiene in azione e la propria famiglia, i propri amici ed il proprio lavoro vengono influenzati negativamente. Il giocatore compulsivo non può smettere di giocare indipendentemente da quanto lo desideri.
2-Giocatori per fuga con sindrome da dipendenza, i quali giocano per trovare alleviamento dalle sensazioni di ansietà, depressione, rabbia, noia o solitudine e usano il gioco d’azzardo per sfuggire da crisi, da difficoltà. Uso analgesico del gioco.
3-Giocatori sociali costanti, per quali il gioco d’azzardo è la fonte principale di relax e divertimento.
4-Giocatori sociali adeguati i quali giocano per passatempo, per socializzare e per
divertirsi.
5-Giocatori antisociali, individuabili in coloro che si servono del gioco d’azzardo per ottenere guadagni in maniera illegale.
6-Giocatori professionisti non patologici, i quali si mantengono giocando d’azzardo e considerano tale attività una professione.
Quando si opera una categorizzazione si riduce la complessità della questione, ma è sicuramente utile per fornire un identikit di riferimento per chi ha bisogno di avere una traccia su cui lavorare per una individuazione del problema o per un auto individuazione del problema.
Da giocatore a giocatore patologico:
Diventare giocatore patologico è un percorso contrassegnato da fasi diverse con momenti di forte coinvolgimento, perdita di controllo alternati a remissione del sintomo sino a ricadute sempre più pesanti.
Si inizia con una fase definita vincente in cui giocare è un divertimento occasionale e con possibilità di vincita, è un lungo periodo di corteggiamento in cui si alternano periodi in cui si gioca frequentemente a periodi di astensione. In questo primo periodo si innesca la dipendenza psicologica.
In una seconda fase successiva si inizia a giocare in modo costante e tale attività comporta l’assorbimento di gran parte delle energie della persona coinvolta. È il momento in cui iniziano le menzogne, i debiti, i guai con la famiglia. Il giocatore punta sempre di più su giochi con meno speranze di vincita, la bramosia è nell’essere nella attività del gioco con ridotte capacità di un esame della realtà. Praticamente si vive in funzione del gioco.
In genere come è lungo il percorso di consapevolezza di essere dipendente dal gioco, cosi è lungo il percorso di uscita dal comportamento disfunzionale. La cura c’è, ed è possibile uscire dall’ossessione del gioco compulsivo, ma serve il coraggio di chiedere un aiuto e rendersi conto che il gioco d’azzardo è un problema per sé e per i propri familiari.
La cura:
La cura riparte dall’appropriarsi di sé, infatti la cronicità, nella coazione a ripetere gli atti riguardanti il gioco, si incarnano in stereotipie a cui si finisce per obbedire, in modo automatico, senza più intravedere una via d’uscita.
Aderire ad un trattamento psicoeducativo significa partecipare ad un percorso che non mette solo in atto una revisione intellettuale dei propri agiti, ma significa anche rimodulare atteggiamenti e comportamenti fisici.
Gli strumenti che si possono utilizzare sono:
-Trattamento psicoterapico individuale per una elaborazione del proprio vissuto.
-Trattamento educativo comportamentale sia individuale che di gruppo, focalizzato a rimodulare il proprio atteggiamento fisico e mentale nell’essere presente al mondo.
-Trattamento attraverso esperienze di vita comunitaria finalizzate ad interrompere il ciclo disfunzionale e atte ad intraprendere modalità nuove nell’affrontare la propria quotidianità.
Come esempio qualche dato solo sul gioco online:
L'Italia è schiava del gambling. L'allarme giunge dall'Associazione nazionale per la Difesa e l'Orientamento dei Consumatori, secondo cui il nostro paese soffre oltremodo del problema buttando al vento un ingente quantitativo di denaro. Parlano chiaro i numeri: «nell'ultimo anno circa 2 milioni di italiani hanno partecipato, almeno una volta, a un gioco d'azzardo online. Secondo l'Associazione, circa un quarto gioca regolarmente sui casinò virtuali esteri». Su 2 milioni di giocatori occasionali, però, almeno 16.000 sarebbero "gioco-dipendenti", il che configura un rischio sociale che va ben oltre il solo dispendio economico. Secondo Carlo Pileri, presidente ADOC, i giocatori abituali nel nostro paese sarebbero almeno 530 mila. La spesa procapite determinata da tale dipendenza assomma a cifre pari a circa 600 euro annui: «Complessivamente il giro d'affari annuo del poker online è si attesta su almeno 350 milioni di euro. Una mania che attira sempre più cittadini, tanto che nell'ultimo anno il numero delle visite ai casinò virtuali è aumentato del 25%. Ma i rischi, oltre alle perdite economiche, sono molti, dato che il gioco può diventare una malattia [...] Il 3% dei giocatori abituali possono essere considerati "patologici": da vizio il gioco si è trasformato in malattia e dipendenza. Rispetto al gioco tradizionale, inoltre, la versione online produce un'assuefazione più rapida e difficilmente curabile, dato che è possibile accedere al gioco 24 ore su 24, si mantiene l'anonimato e si ha una percezione distorta del denaro speso. Tanto che, secondo le nostre stime, il debito medio contratto dai giocatori patologici si attesta sui 10-12 mila euro, ma si toccano punte anche di 30-40 mila euro. Oltre a provocare seri disagi familiari, sociali e psicologici. È un dato da tenere in conto al momento della legalizzazione del poker online».
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