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25.04.2010
Le malattie del piacere
Di Riboldi Franco
concetto di "dipendenza ". Con questo termine si intende semplicemente uno stato di bisogno o di attaccamento.
L'addiction (l) da eroina si colloca nel mondo delle "dipendenze patologiche" e da qui è necessario partire per focalizzarla al meglio. C'è un filo conduttore che lega il tuo "disagio" a tanti altri. Un denominatore comune che "allarga" il problema, ma che lo rende però più comprensibile. Il percorso che stai per iniziare inizia dal concetto di "dipendenza ". Con questo termine si intende semplicemente uno stato di bisogno o di attaccamento. E'un concetto molto ampio che non traduce, di per sé, alcuna malattia e abbraccia tutte quelle situazioni in cui viene a mancare l'autonomia. Capita a tutti nella vita di sperimentare condizioni in cui è necessario appoggiarsi a qualcuno per soddisfare bisogni cui è impossibile fare a meno. Pensa per esempio alla dipendenza dai genitori durante l'infanzia. Come potrebbe un bambino piccolo sfamarsi, vestirsi e crescere senza l'aiuto di persone che lo accudiscono e gli vogliono bene? Molte dipendenze sono situazioni normali della vita e non vanno affatto connotate in senso negativo. Certo, in tali contesti vengono meno la capacità decisionale, il senso di responsabilità, l'affermazione di sé, ma in compenso si hanno garanzie di protezione e di sicurezza ugualmente importanti per la realizzazione personale. Quando però la dipendenza si prolunga oltre i limiti fisiologici, come nel caso di un'eccessiva dipendenza dai genitori anche dopo la fase adolescenziale (la cosiddetta "tarda adolescenza"), oppure si caratterizza per un "attaccamento anomalo", senza cioè alcuna valida ragione di esistere, si sconfina nella patologia. Ovviamente non tutti gli attaccamenti "senza ragione" sono da ascriversi tra le addictions. Immagina per esempio che un adulto "si innamori" di un giocattolo per bambini piccoli e se lo tenga sempre accanto, portandolo con sé ovunque vada e soffrendo al solo pensiero di doversene separare. Possiamo considerare questo comportamento una dipendenza patologica? Anche qui ci troviamo davanti ad un "attaccamento anomalo", ma l'impronta è nettamente psichiatrica e ciò non ha nulla a che vedere con le dipendenze patologiche. Queste vanno intese esclusivamente come "malattie del piacere": l'attaccamento patologico è cioè strettamente correlato al piacere. Ciò di cui "non puoi più fare a meno" è il bisogno di una particolare sensazione gratificante, un bisogno che si inserisce nella tua vita in modo prepotente, totalizzante, come un obbligo cui non ti puoi rifiutare e che ti impedisce di dedicarti ad altro. Non si tratta di un semplice "vizio" come si riteneva in passato, bensì di un'alterazione funzionale a livello del cervello, in un'area di questo organo molto importante per la vita: il cosiddetto "centro del piacere" (2). Nelle sue varie espressioni il piacere è ciò che da colore alla mono-tonia della vita, ciò che previene l'abbattimento dell'umore, ciò che ricarica l'energia vitale di ogni essere vivente. Rappresenta il "premio" che madre natura ti offre ogni qualvolta agisci nel modo giusto. Pensa che tristezza se non provassi alcuna soddisfazione nel gustare il tuo piatto preferito o nel dare un bacio alla persona che ami. Il piacere è un ingegnoso sistema, creato dall'evoluzione milioni di anni fa, per stimolare gli abitanti della terra ad appagare i bisogni essenziali per la sopravvivenza. E' quindi uno strumento fisiologico importantissimo, inserito in meccanismi neurologici estremamente delicati che regolano e condizionano gran parte del comportamento.
Nel trovarsi di fronte alla triade sintomatologica "ricerca del piacere", "obbligatorietà" e "crisi di astinenza" si può ragionevolmente pensare ad una dipendenza patologica. Accanto a questi elementi ci sono poi altre connotazioni meno specifiche quali le "gravi ripercussioni" sulla salute e sulla qualità della vita che si producono nel tempo e la "tendenza alla cronicizzazione" ovvero ad un'evoluzione clinica senza guarigione, caratterizzata da fasi acute e fasi di remissione.
Ancora non esistono classificazioni riconosciute cui ricondurre le numerose "dipendenze senza droga" che affliggono oggi la società contemporanea. Per avere un quadro globale del problema puoi comunque riferirti ad un semplice schema che raggruppa tutti questi "rifugi mentali" in quattro distinte categorie:
a. Dipendenze affettive
b. Dipendenze sensoriali
c. Dipendenze da ideale dell'Io
d. Dipendenze da ricerca emozionale
Le dipendenze affettive
L'oggetto di attaccamento in questa addiction è una persona cui si è profondamente legati sul piano affettivo. Può essere la persona amata, come può trattarsi di un figlio, un genitore o qualsiasi altro individuo particolarmente vicino. Ciò che appaga è la relazione stretta con questa persona. Nel prendersi cura di essa, nel dedicarle gran parte del proprio tempo, nel renderla felice si prova un grande senso di appagamento. Questo bisogno di vicinanza eccessivo, smisurato, diventa l'unica ragione di vita e porta a trascurare tutte le altre relazioni e le altre aspettative della vita. Finisce con l'interessare più il benessere dell'altro che non il proprio, si vive esclusivamente in funzione di questi e nei momenti di separazione (o anche solo di lontananza occasionale) si sperimentano penose sensazioni di tipo astinenziale (ansia generalizzata, depressione, insonnia, inappetenza, malinconia grave, idee ossessive). Ovviamente prima di parlare di dipendenza patologica occorre tener presente che in qualsiasi legame affettivo è normale l'instaurarsi di un certo grado di dipendenza. L'amore e la vicinanza affettiva sono fonte di così alta gratificazione che portano inevitabilmente le persone a "stare bene insieme" e a condividere sempre di più tempo ed esperienze. Mentre però nelle relazioni "sane" c'è uno scambio reciproco di sentimenti e di attenzioni che favorisce la crescita e la realizzazione individuale, nelle dipendenze affettive la relazione che si instaura finisce sempre per essere autodistruttiva riflettendosi negativamente sulla vita di entrambi. Chi soffre dell'attaccamento morboso cerca invano la risoluzione dei propri problemi ("vuoti affettivi" infantili, paura di abbandono e della solitudine, immaturità, scarsa autonomia...) attraverso premure affettive e dedizioni sempre più estenuanti e prive di senso. Chi invece è oggetto dell'attaccamento viene soffocato dall'eccesso affettivo e si vede sempre più deprivato nella propria autonomia. Non è un caso che l' affettivo-dipendente converga il proprio fervore verso persone "problematiche", portatrici a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d'azzardo). In questa falsa relazione di aiuto si rinforza di fatto la dipendenza dell'altro, così che possa essere sempre bisognoso di dedizione. Si viene in questo modo a configurare il quadro della "codipendenza", in cui due dipendenze si alimentano vicendevolmente in un circolo vizioso senza fine.
Le dipendenze sensoriali
In questa forma di condizionamento il piacere che viene ricercato in modo anomalo è quello che passa attraverso la sensorialità corporea. Attraverso i sensi sono veicolate diverse sensazioni piacevoli che, come tutte le sensazioni piacevoli, tendono ad essere ricercate più volte e possono "prendere" a tal punto da divenire vere e proprie dipendenze. Ovviamente l'effimera durata del piacere sensoriale limita alquanto l'instaurarsi di una dipendenza, come se il sistema dei sensi avesse meccanismi protettivi per evitare l'esaurimento del proprio potenziale gratificante. Comunque non sono affatto rare le dipendenze sensoriali nella loro complessità. E' il caso della dipendenza da particolari alimenti, profumi, suoni, contatti fisici e immagini. In questo gruppo si possono inserire alcune tra le forme più diffuse di dipendenza senza sostanze. Tra queste quella più diffusa è senz'altro la teledipendenza. Il linguaggio televisivo comprende immagini, suoni e sensazioni che possono impegnare tutti i nostri sensi e generare una dipendenza. I sintomi principali di questa sono: contemplazione televisiva superiore alle 2- 3 ore quotidiane, forte desiderio ed euforia verso i programmi preferiti, telefissazione (tendenza alla fissazione anomala della televisione, una specie di stato ipnotico caratterizzato da un atteggiamento silenzioso e immobile,
che porta a ignorare le eventuali altre persone presenti), riduzione delle attività di svago alternative alla TV, appiattimento del senso critico e passività mentale nei confronti dei messaggi televisivi, sui quali non si tollerano interferenze e commenti, nervosismo e irritabilità quando viene meno la possibilità di guardare la televisione. I soggetti più a rischio sono i bambini, gli anziani, le persone insicure o che per vari motivi tendono a ridurre le proprie relazioni (stanchezza lavorativa, persone sole...).
Un'altra forma abbastanza simile, più recente e in forte espansione è la dipendenza da internet. Anche la rete, nella sua veste multimediale, produce un appagamento multisensoriale particolarmente appetibile che può tradursi in dipendenza. I sintomi che la caratterizzano sono: utilizzo eccessivo di internet senza un obiettivo preciso, spesso associato ad uso frequente di chat, forum e posta elettronica (il naturale bisogno di contatto sociale rimane confinato in uno stato di vita sociale virtuale), marcata riduzione di interesse per altre attività e riduzione delle relazioni, necessità di accedere alla rete sempre più frequentemente e sviluppo di sintomi astinenziali come ansia, depressione e pensieri ossessivi. Le categorie più a rischio sono le persone affette da disturbi di personalità, da depressione e da alterazione dell'umore, da difficoltà nella socializzazione. Una variante di questa dipendenza è la pornodipendenza. In questo caso c'è un contenuto specifico di ricerca nella rete: la pornografia. La particolare modalità di offerta pornografica offerta da internet (ampia gamma di scelta, bassi costi, nessuna limitazione di orario, tutela della privacy....) rende più facile la trasformazione di un consumo controllabile in una dipendenza: si passano ore e ore davanti al monitor in stato di eccitazione sessuale, con annullamento dei normali bisogni fisiologici (mangiare, bere, dormire). In questa forma di dipendenza si possono avere gravi ripercussioni sull'autostima, nel rapporto con gli altri (partner, familiari, amici) e nella capacità sessuale (impotenza in assenza di materiale pornografico, calo del desiderio sessuale verso il proprio partner). Sono più a rischio le persone con carattere ansioso, ossessivo e perfezionistico, le persone insoddisfatte della vita (economicamente o affettivamente) e le persone non pienamente realizzate (adolescenti, adulti con gravi difficoltà relazionali). Diversa dalla pornodipendenza è la dipendenza sessuale. Qui è il piacere sessuale (sensazione complessa in gran parte di origine sensoriale ma anche emozionale) che viene ricercato continuamente e vissuto in maniera ossessiva. Il sesso diventa un'esigenza primaria per la quale si sacrifica tutto il resto: salute, famiglia, amici, lavoro. Il piacere sessuale viene conseguito ripetutamente attraverso comportamenti cui è spesso impossibile resistere: masturbazione, rapporti sessuali con prostitute, esibizionismo, pratiche di tipo sadomaso, utilizzo di servizi erotici per telefono, ecc. Principali conseguenze di tale perdita di controllo sono: grave calo dell'autostima, deterioramento dei rapporti affettivi, disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce o ritardata, anorgasmia, ecc.), frequenti malattie a trasmissione sessuale (sifilide, gonorrea, I UV...), possibilità di reati a sfondo sessuale. Tra i fattori di rischio più frequentemente associati si rilevano: i disturbi di personalità e le violenze sessuali subite durante l'infanzia.
Le dipendenze da ideale dell 'Io
In questo gruppo, l'attaccamento anomalo è neì riguardi del piacere mentale, la classica sensazione di soddisfazione connessa all'appagamento dei bisogni. In particolare si viene a dipendere in modo incontrollato da un Sé idealizzato, dal bisogno di essere ciò che non si è nella realtà. All'origine di queste dipendenze ci possono essere una mancata realizzazione personale, un senso di
insoddisfazione della propria identità, una mancanza di obiettivi e aspettative per il futuro. Tutto ciò che porta al successo, allo sviluppo della carriera, al miglioramento delle condizioni economiche viene esplorato con particolare attaccamento. La dipendenza da lavoro è una delle forme più datate di questo gruppo. Il lavoro sebbene non sia gratificante in sé stesso, lo è per le sue implicazioni sociali (è strumento di integrazione, garantisce l'indipendenza economica, può essere fonte di successo e potere...). Sintomi caratteristici sono: eccessivo tempo dedicato al lavoro con riduzione della vita familiare e personale, irritabilità, ansia e senso di vuoto lontano dal lavoro (week-end), pensieri sempre rivolti al lavoro (anche di notte), deterioramento dei rapporti con familiari e colleghi. Un'altra forma di questo tipo è la dipendenza da sport. In questo caso l'eccessivo
allenamento ad un particolare esercizio fisico si traduce in una vera e propria addiction, con limitazione di tutti gli altri interessi, ripercussioni negative sulla vita quotidiana (famiglia, amici, lavoro) e sintomi astinenziali dopo 24-36 ore di mancata pratica dell'attività sportiva (ansia, irritabilità e malessere fisico generale). Sono state formulate diverse ipotesi neurobiologiche sull'origine di questa dipendenza, quella più suggestiva fa riferimento alla produzione di "endorfine" (sostanze prodotte nel cervello molto simili alla morfina) durante l'esercizio fisico intenso. Queste oltre a ridurre la sensazione di dolore producono anche euforia, modificando lo stato umorale dell'atleta. L'organismo sottoposto a increzioni quotidiane di tali sostanze si abitua alla loro presenza in circolo, ma quando interrompe l'allenamento ne avverte clamorosamente la mancanza.
Anche la dipendenza da videogioco è parte di questo insieme. Il piacere di vincere e di superare l'avversario nel gioco è un modo per sublimare il successo nella realtà. Tipica del bambino e dell'adolescente, la dipendenza da videogioco si sta sempre più diffondendo anche nel mondo adulto. Non va confusa con il gioco d'azzardo dove non sono coinvolte le capacità individuali nella ricerca del successo. Il videogioco unisce al bisogno di un Io ideale anche il piacere dell'esperienza multisensoriale, costituendo così un comportamento doppiamente a rischio di dipendenza.
Si passano ore e ore inchiodati davanti alla console, in una realtà virtuale che imprigiona sempre più la crescita, i rapporti con familiari e amici, la voglia di studiare o lavorare. Tra le conseguenze di tale addiction ci sono anche i disturbi del sonno e l'ipereccitabilità che può spingersi, nei soggetti predisposti, sino alle crisi epilettiche.
Le dipendenze da ricerca emozionale
Sono le forme di dipendenza più vicine ai "disturbi ossessivo-compulsivi "e ai "disturbi del controllo degli impulsi "(1). Qui il piacere è correlato alla ricerca di emozioni. Queste sono reazioni primitive, improvvise, che si esauriscono in breve tempo, ma che nell'attimo della "piena" catturano intensamente mente e corpo dell'individuo (2). L'attaccamento, più che nell'emozione in senso stretto, è nei riguardi dello stimolo che la determina. In queste forme l'aspetto coercitivo assume caratteri molto forti di urgenza e incontrollabilità. Tipica dipendenza con tali caratteristiche è lo shopping compulsivo. L'atto dell'acquisto in sé è una dimostrazione di potere e di prestigio accompagnata da emozioni piacevoli. La dipendenza da acquisti si connota per un impulso irrefrenabile, urgente, a comprare qualcosa. E' un impulso ripetitivo, che diventa via via sempre più frequente (anche più volte alla settimana), persino in presenza di impossibilità economica , ripercuotendosi inevitabilmente sulle finanze personali, sui rapporti familiari e sulla salute psichica (senso di colpa e di vergogna). La persona affetta da questa patologia si sente assalita dall'ossessione incontrollabile di comprare, arrivando a stati di tensione molto alti che si placano solo dopo aver consumato l'acquisto. Se poi questo, per motivi vari, non viene compiuto si verificano pesanti crisi di ansia e frustrazione. Un'altra caratteristica importante è che l'azione di acquistare è fine a se stessa, non si fanno cioè acquisti in qualche modo utili, ma si tende a comperare cose di cui non si ha assolutamente bisogno che poi vengono regalate o messe da parte. Questa dipendenza può essere l'espressione di bassa autostima (timore di non essere apprezzati dagli altri, senso di inferiorità), di carenze affettive o di depressione.
Un'altra dipendenza di questo tipo è la dipendenza da gioco (gambling). In questo caso si ha un impulso incontrollabile a scommettere denaro (o altri beni) per ottenere un premio. Il gioco d'azzardo (dall'arabo "az-zahr" che significa "dadi") ha origini molto antiche e ha come caratteristica il "rischio": la vincita è più dovuta al caso e alla fortuna che non alle capacità del giocatore. I giochi (tra cui si possono tranquillamente inserire le lotterie nazionali e i vari concorsi a premi) che danno più dipendenza sono quelli che tra la scommessa e il premio hanno un tempo minore (slot-machine e gratta e vinci). Il giocatore dipendente (gambler) è un appassionato a questo genere di divertimento che ha perso il controllo su di esso e si sente sempre più costretto a giocare (investendo tra l'altro somme di denaro sempre più consistenti), pena una profonda sensazione di malessere astinenziale (ansia, irascibilità, turbe vegetative, disturbi del comportamento sino anche
al suicidio). Il momento del "gioco" è preceduto da una forte tensione emotiva che si placa solo quando si entra nel vivo dell'azione e si prova una sensazione di forte eccitazione, quasi uno stato ipnotico in cui sembra che il tempo si fermi e che non esista nient'altro al mondo. Il bisogno di giocare, col passare del tempo, si trasforma in vero e proprio incubo. La situazione economica e familiare si aggrava sempre di più, senza che questo costituisca però un deterrente. Non raramente si arriva alla disperazione più totale, con perdita del lavoro, separazioni coniugali e crisi depressive.
Nella maggior parte dei casi le "dipendenze senza droga" hanno una dinamica di insorgenza "bifasica". Per un lungo periodo (anche di parecchi mesi), prima che il "bisogno "si scateni, è il "desiderio" a muovere l'individuo in una certa direzione. Nel campo delle motivazioni, bisogno e desiderio esprimono due significati differenti. Il primo richiama l'urgenza e l'intollerabilità dell'attesa, mentre il secondo si alimenta dell'aspettativa stessa: l'attesa dell'oggetto, avvertito come necessario, non è affatto condizione di sofferenza, anzi, è comunque soddisfacente. Rispetto all'addiction da eroina, in cui il bisogno si evidenzia già dopo poche assunzioni, c'è dunque una fase di "latenza" sensibilmente più lunga prima che si manifesti la malattia vera e propria. Una fase dove c'è ancora spazio per altri pensieri, altri desideri e altri bisogni. Cadere in una di queste forme di attaccamento morboso ha tutto il sapore dell' "asservimento volontario", condizione forse ancora più enigmatica rispetto a quella determinata dal "piacere tossico". Pur avendo tutto il tempo necessario per accorgersi della strada che si sta percorrendo, non si riesce a trovare la forza per fermarsi. "Una schiavitù volontaria è l'orgoglio più profondo d'uno spirito malato "(Thomas Edward Lawrence). Il consiglio migliore, se ti senti sull'orlo di uno di questi precipizi, è quello di non aspettare che il desiderio si tramuti in bisogno. Puoi ancora attivarti e correggerti in tempo. Informati scrupolosamente sul nuovo baratro che hai davanti, considera la fatica che dovresti fare per riemergere qualora finissi dentro. Poniti sempre in un atteggiamento di "determinato ripudio" ogni volta che il desiderio ti assale, ma se nonostante i tuoi sforzi ti accorgi che il "sintomo" persiste lavora con più energia sulle tue risorse (più avanti troverai tantissimi suggerimenti in tal senso). Di fronte a una dipendenza non devi mai concentrarti solo sul "sintomo", non è quello il vero problema: il nodo da sciogliere è dentro di te.
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