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18.04.2010
PER RATZINGER UN COMPLEANNO DI SOFFERENZA
di don Chino Pezzoli

Osservai il papa Benedetto XVI nel giorno in cui compiva 83 anni

Osservai il papa Benedetto XVI nel giorno in cui compiva 83 anni. Era molto sofferente, portava in volto i segni del suo dolore interiore che colpisce un uomo giusto. In un momento in cui spesso le parole escono senza il filtro della coscienza e finiscono per colpire, ferire l’altro, solo il silenzio e la preghiera sono d’aiuto. Il papa suggerisce ai credenti di pregare e fare penitenza. Un modo per staccarsi dagli insulti e attacchi in ragione della fede. Infatti, l’uomo saggio conserva in sé le scelte importanti, le gioie recondite, gli slanci umani, gli affettivi, il senso della sua vita e anche i suoi limiti. E’ consapevole della mancanza di auto-controllo da parte di molti che rendono sciatti, grossolani le loro esternazioni e discorsi. Il Papa è un uomo saggio e prudente che conosce il male che infesta la società, inquina l’anima dei suoi preti, ecco perché invoca la penitenza. Un termine in disuso, un termine che può essere deriso da qualche vignetta che intende banalizzare, ridicolizzare l’intimità, la forza della spiritualità di questo uomo di Dio. La spudoratezza è ormai presente nelle trasmissioni televisive che si sono arricchite d’espressioni volgari, d’esternazioni becere, del mercato del male. I commercianti del male (e solo di questo) desiderano sguazzare in esperienze deviate, soffermarsi su episodi debordanti. I valori che la coscienza personale custodisce e difende, sono resi oggetto di sarcasmo, di risate stupide, di sguardi viziosi, di volgare ostentazione. Tutto ciò che appartiene all’uomo giusto: la delicatezza, l’intimità, ma anche lo sdegno verso il male, viene ignorato. Ciò che conta è far emergere il fatto, la notizia. Mi sembra urgente quindi testimoniare la bellezza e lo splendore dell’intimità, ciò che veramente c’è nell’anima di questo uomo che sa pregare e soffrire. Ciò significa riappropriarsi dei suoi segreti ed essere maggiormente consapevoli della sua statura umana, morale e spirituale. Il Papa è una persona equilibrata, umana che sa custodire nel cuore sensazioni vere, esperienze di carità, stati d’animo che accompagnano le scelte importanti. Il suo dolore per i mali della Chiesa merita rispetto, silenzio, delicatezza. Il dolore è davvero racchiuso nello spazio intimo dell’essere umano e nessuno ha il diritto di “sporcarlo” con sospetti, giudizi sommari. La misura della grandezza di questo uomo saggio, sta proprio nella capacità di correggere il male e redimerlo con la forza della preghiera e la catarsi della penitenza. Sa andare controcorrente: mentre il male viene pubblicizzato con quella punta di sarcasmo e compiacimento dai diversi personaggi, questo uomo umile e giusto redime il male con la sua sofferenza, quella che completa la sofferenza di Cristo. Non si tratta, cari amici, di parole vuote, di un rattoppo del male, ma di voler liberare l’uomo dal male. Noi credenti tutti i giorni chiediamo di essere liberati dal male, certi che questa caligine che copre ognuno di noi ha bisogno di una forza che viene dall’alto. A Benedetto XVI gli viene buttato addosso il male dei preti pedofili, il male della sua Chiesa, anzi viene tacciato come responsabile di questo male. Lui s’affida alla verità dei fatti: li condanna, chiede perdono alle vittime. Ma poi invita tutti a pregare, a espiare a purificarci e purificare. Grazie Benedetto XVI. Mi chiedo però: perché sono esplosi attacchi al Papa, alla Chiesa? Non sono un esperto in fenomeni storici e nemmeno in analisi sociali. Mi riservo d’esprimere una mia opinione. Mai come adesso la Chiesa di Benedetto XVI è scomoda, chiara nel sostenere i suoi principi in difesa dell’uomo e della vita. Lotta contro il nichilismo e materialismo ideologico. Da fastidio? Credo di sì! Vale quindi il vecchio consiglio: “Calunnia, calunnia che qualcosa ci resta?”.


Da “IL Giornale” del 17/04/2010

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