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29.11.2009
Stare bene insieme senza mediatori artificiali.
A cura di: Dott.Maurizio Mattioni Marchetti

La salute siamo noi stessi nel ritrovarci liberi nel nostro essere in sé.

Per chi è giovane sapere ad oggi che tutte le droghe nel cervello giungono a una azione comune che si attiva sulla dopamina, un mediatore del cervello, (Un mediatore è una sostanza che ha il compito di regolare una data azione e quindi far emergere un effetto) ciò significa che le droghe svolgono una azione comportamentale perché alterano un assetto biochimico cerebrale da cui dipendono le nostre capacità e la nostra stessa identità. Le metamorfosi del comportamento è espressione di una modificazione dell’ordine di operazioni chimiche che avvengono nella nostra testa.
Tutto ciò mi porta a pensare che qualsiasi cosa esterna utilizzata per alterarmi, o per avere maggiori prestazioni mi cambia in ciò che non sono. In pratica perdo la mia libertà di decidere, la mia libertà di essere. Il comportamento ossessivo compulsivo verso le sostanze mi toglie la possibilità del libero arbitrio.

Da WWW.Dronet.org .
“Sorpresa. Questa è la prima sensazione che si prova leggendo il report di ottobre 2009 sui lavori del Global Smart Programme, commissione di vigilanza per le droghe sintetiche istituita nel settembre 2008 dall'Ufficio ONU sulle Droghe e il Crimine (UNODC).
La sorpresa è motivata dalla prevalenza a livello mondiale di utilizzatori di sostanze psicotrope sintetiche di tipo amfetaminico, rispetto alla totalità di eroinomani e cocainomani. Il trend evidenziato dal secondo volume del Global Smart Update è in costante evoluzione, parallelamente ai nuovi stimolanti proposti sul mercato ogni anno. Inoltre, dal 1990, la presenza di laboratori che producono questi veleni è confermata in oltre 60 paesi.
“L’uso di ketamina è molto diffuso tra i giovani, tanto da crescere con un ritmo ben superiore rispetto a tutte le altre droghe. La ketamina è un anestetico per uso veterinario e, utilizzato come sostanza d’abuso, causa forti dissociazioni psichiche. Il fenomeno è piuttosto recente e gli effetti a lungo termine derivanti dall’uso ripetuto di questa sostanza non sono ancora noti.
Ma un nuovo studio, condotto dai ricercatori della University College London, potrebbe contribuire a chiarire gli effetti che possono derivare dall’assunzione cronica a scapito delle funzioni neurocognitive. L’indagine ha coinvolto 150 utilizzatori che sono stati monitorati per un anno, al fine di verificare se un aumento della quantità di sostanza assunta potesse predire le alterazioni a carico della memoria e della concentrazione. Cinque i gruppi, corrispondenti alle modalità di assunzione della sostanza: quotidiana, una o due volte al mese, uso passato, uso di altre droghe oltre alla Ketamina e astensione da tutte le droghe.
I risultati dello studio rilevano deficit cognitivi più evidenti nei consumatori assidui, e una correlazione tra aumento delle dosi assunte e riduzione delle performance della memoria di lavoro visuo-spaziale. La valutazione dello stato di benessere psicologico evidenzia nei consumatori cronici maggiori sintomi dissociativi e sintomi maniacali correlati alla dose. Inoltre i consumatori abituali e gli ex utilizzatori mostrano nell’arco dei 12 mesi crescenti sintomi depressivi.”

Non vale la pena stordirsi con sostanze, piegare il capo alla signora cocaina,alla signora eroina, alla signora anfetamina, alla signora ketamina, alla signora cannabis, alla signora alcol, ecc…
Vale la pena riflettere ed essere in sé, non farsi ingannare dalle luci artificiali che hanno spazzato i luoghi di confine con la magia, è rimasto poco nell’ombra a dare alito alle storie, i vecchi e le loro parole sono cose molto lontane. Ed è così che quando qualcosa scompare diventa enormemente importante, necessario, vitale. I luoghi delle proprie storie, i luoghi dove far vibrare di vita e le proprie biografie.
La sopravvivenza passa attraverso ad un sentimento che un essere umano prova per un altro, il nulla comporta la scomparsa della storia collettiva.
Raccontare, raccontarsi nei luoghi senza droga quasi come ultimo gesto evocativo per non perdersi ancora e scomparire dove tutto viene triturato e digerito come un programma televisivo.
Affermare il vero della nostra presenza con i suoi contorni, odori, suoni e significare la parola per mezzo di comprensione affettiva tra uguali.
La parola è un maglio tra il cervello e il cuore, rivela la profezia dell’esistere e del cercare nelle soffitte i ricordi per donare umanità ai gesti, resi artificiali dalla paura di vivere.
La rappresentazione dell’essere è il dare spazio all’invisibilità e renderla manifesta nel gioco della rappresentazione in un nuovo modo di stare insieme non mediato da cose.
Sorprendere la sequenza delle proprie immagini mentre si cristallizzano negli eventi formando la propria storia che è tale solo se viene ricordata da altri.
Il filo rosso evoca tra passato e presente l’unità di un percorso umano, la sua peculiarità di sfumature che rendono unica ogni storia umana. Piccoli e grandi uniti nella fantasia del ricordo in cui le trame e le immagini allestiscono il proprio scenario senza età, senza divisioni, senza protocolli, l’immaginario è il dolce bacio della fantasia.
La salute siamo noi stessi nel ritrovarci liberi nel nostro essere in sé.

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