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13.07.2009
Le storie di Piero
Le storie di Piero sono un pertugio per scivolare lungo i margini del pensiero non espresso, lungo i margini dove la pelle filtra le emozioni, per apparire per ciò che gli altri devono credere, per attestare la nostra normalità.
Dal diario di Piero:
”Nelle mie innumerevoli scorribande tra un bicchiere e l’altro per sopire il senso di colpa di essere sempre “fatto”, cerco nella immagine di me stesso quella che più tranquillizza la mia coscienza. Di fatto sfuggo a tutto e a tutti tenendomi alla larga da ogni compromissione emotiva con esseri ed eventi. La morte o la sua immagine romantica diventa fedele compagna come ultimo limite verso il nulla e aiuta a costruire una vita di menzogna.
Si mente sempre come principio, non c’è una via di mezzo, una volta innescato il meccanismo non si è più padroni di dominarlo, anzi, ci si trasforma in funzione dei molti aspetti che bisogna assumere, nelle circostanze in cui ci si trova.
Camminando lungo il tempo del mio esistere, cerco di apparire al meglio nelle cose, senza mai appartenere a nulla, perché appartenere significa legarsi emotivamente e questo non permette il mantenimento della menzogna.
Vedo già nel mio futuro il giorno che salterò lo steccato e la menzogna apparterrà solo a me, in quanto il mistero verrà svelato e la categorizzazione farà il suo lavoro, nell’inscatolarti nella tua tribù di appartenenza, allora si diventa veramente soli con altri disperati, ognuno nella sua corsia di assoluta sofferenza.
Dalla mia esperienza, non è mai stato possibile condividere una dipendenza con relazioni d’amore con altri esseri umani, inevitabilmente si insinua la finzione, fino al punto di perdersi nel mare del nulla, dove amica morte accompagna il senso di onnipotenza, nell’essere ostinati contro tutti”.
Parole forti, che colpiscono in profondità e danno la misura del magma in cui è racchiusa la possibilità di cambiare delle persone dipendenti. Per tratti della loro vita noi siamo compagni e condividiamo la sofferenza fino al punto di rischiare la nostra stabilità, ma solo le emozioni possono fare breccia nei tanti “io”costruiti dalle menzogne e dalla inutile lotta contro una morte certa.
Dal sito internet: loffio.wordpress.com/category/storie-alcoliche/.../3/:
“Siamo, o siete, una generazione del cazzo che sta passando un periodo del cazzo, che ha mancato tutto quello per cui valeva la pena vivere: non siamo nati in tempo per vedere degli Stones decenti, non abbiamo sguazzato nel fango di Woodstock, non abbiamo sniffato la coca del Club54 e non abbiamo fatto barricate nel ‘68 che poi ci siamo rimangiati col crescere.
Un gruppo di sbandati che si trova davanti tutto già fatto, già sperimentato e già digerito da altri che non vedono l’ora di vomitarglielo in bocca come fa la chioccia con i suoi piccoli, e come se non bastasse, a completare il quadretto arriva internet, la grande puttana che garantisce a tutti ben più di 15 minuti di celebrità e che ha un capezzolo per ogni sfigato che sente il bisogno di condividere con gli altri il proprio cane che abbaia in modo buffo o come è bello fare la lesbica con l’amichetta del cuore”.
A cura di maurizio mattioni marchetti
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