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20.06.2009
Il giovane e la locusta
chi sono oggi i tossici, forse costruzioni culturali d'annata oppure categorie che non indicano più nulla? di fatto c'è un mercato imponente che soddisfa ogni tipo di alterazione della coscienza, con evidenti risvolti drammatici sociali. Il racconto di Piero "non tossico"

Io, nel caldo di vie e piazze, alla ricerca di una storia, che sia l’illusione di un graffio dato alla realtà, intesa nella sua abituale veste di normalità. Il vestirsi accurati, riconoscibili all’interno delle tribù, che solcano il desiderio di essere unici alla ricerca di un brivido o una assenza di dolore. Nella mente il scivolare veloce su i quattro vocaboli su cui tutta la trama del sogno si dipana “finalmente protagonisti”del proprio filmato.
Il venditore, spacciatore o con altri mille nomi illumina il sentiero su cui cammino immerso ormai nella recita quotidiana di una sceneggiatura a cui cerco di dare il tono d’avventura. Riconosco nella compra vendita altri me che si sintonizzano in un cerchio solidale per formare la società di quelli che non invecchieranno mai. Sento le mie viscere contorcersi nell’ansia del vuoto prima di essere riempiti e appagati. Il mondo che vedo è un fumetto a episodi, nulla è definito i contorni delle cose prendono sembianze rispetto alle sinapsi ed alla loro capacità residua di far comunicare le parti del corpo.
La fantasia è sempre notturna, squallidi marciapiedi dal puzzo di piscio da cane, fanno da sfondo a costruzione di mitologie e grandi avventure in cui io e solo io sono protagonista, il tempo di un respiro e si cambia, ora è vergogna e ci si nasconde dietro a cassonetti dell’immondizia, il sogno passa e lo stomaco riprende a digrignare i denti, l’ansia intrappola il cervello verso un altro luminoso spaccia-attore della mia storia.
Non sono un tossico, infatti travestito da buon studente mi mischio con altri travestiti da studenti, nell’eternità del nulla che dà la scuola, il gruppo raccoglie le trasgressioni e le incunea nel cervello come una fatalità necessaria, siamo una vera tribù coi soldi dei genitori e devoti al mercato che ci dona gli “scacciapensieri”.
No non sono tossico, li ho visti da vicino i tossici e sono brutti, riconoscibili, senza denti,fatti e sfatti, rompono i coglioni a tutti in cerca di soldi, con famiglie invecchiate con gli stessi atteggiamenti. Io no, io mi mimetizzo, io scivolo lungo le parole nella rete degli anonimi, e non combino nulla che mi faccia notare, in ogni caso sono un dio nell’uso del maquillage.
L’unica eco fastidiosa è ciò che un tossico scroccandomi soldi mi disse:”un tempo ero come te un immortale delle sostanze”.

A cura di maurizio mattioni marchetti

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