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03.06.2009
intervento della prefettura di lecco alla conferenza sulla droga.
A.S.Adalgisa De Marco.

mi chiamo Adalgisa De Marco sono un Assistente Sociale Coordinatore e lavoro presso il Nucleo Operativo Tossicodipendenze della Prefettura di Lecco. Vorrei ringraziare il Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione del Ministero dell'Interno, per la scelta significativa di farsi rappresentare a questo tavolo di confronto da un Assistente Sociale,

, in quanto ciò evidenzia
l'importanza attribuita dal Dipartimento stesso alla componente sociale e preventiva del procedimento previsto
dall'art 75, nei confronti delle persone segnalate per uso di sostanze stupefacenti.
Ulteriori segnali di questa attenzione da parte del Dipartimento sono stati l'impegno profuso per giungere alla
assunzione di un conting ente di 18 AS, assegnate a prefetture che presentavano carenze in organico di personale
di Servizio Sociale, oltre all'organizzazione di un'attività di formazione e di aggiornamento rivolta a tutti gli A.S.
dei Not che si è svolta presso la Scuola Superiore del Ministero dell'Interno.

La finalità dell'intervento che mi accingo ad effettuare, i cui contenuti sono stati condivisi con i colleghi dei
diversi NOT, è quella di fornire spunti di riflessione sulla normativa , a partire dall'operatività dei NOT, e
dall'evidenze concrete che derivano dall'esperienza del Servizio Sociale delle Prefetture.
Partiamo dagli obiettivi e dalle finalità del DPR 309/90 con particolare riferimento all'art 75 e alla costituzione
del NOT.
Un importante principio sancito dalla legg e è la non liceità del consumo di sostanze stupefacenti con il
conseguente obiettivo di un' azione dissuasiva rispetto all'uso di tali sostanze.

La conoscenza della norma e la piena consapevolezza del divieto sono il primo e imprescindibile passo verso
un'effettiva valenza dissuasiva della norma stessa.

A questo proposito, rileviamo nei nostri contatti con le persone segnalate, i loro familiari, con gli studenti e gli
insegnanti e con gli operatori dei Servizi, che ancora oggi vi è, in g enerale, una informazione distorta o errata del
dettato nor mativo.

Per questo segnaliamo la necessità di individuare forme di comunicazione diversificate ed efficaci tali da favorire
una conoscenza corretta e il più diffusa possibile.
A tal proposito in diverse realtà i Nuclei Operativi si sono fatti parte attiva, avviando da tempo collaborazioni
con le scuole, nell'ambito di progetti di educazione alla salute e alla legalità, con il coinvolgimento di studenti e
insegnanti, talvolta anche con le famiglie, o progetti in cui si sono utilizzati mezzi di comunicazione quali
internet, di facile accesso per la popolazione più giovane con i quali rispondere alle domande sulla legg e,
allargando così l'informazione ben oltre i soli soggetti segnalati.

Un altro obiettivo dell'art 75 è quello di entrare in contatto precocemente con i consumatori di sostanze
stupefacenti, così da poter attivare interventi di prevenzione secondaria e di recupero, favorendo
l'avvicinamento ai Servizi Territoriali per un'eventuale presa in carico.

Ricordiamo qui la specificità dei soggetti che afferiscono ai nostri Uffici: persone per lo più giovani, consumatori
dei derivati della cannabis e alcool, consumatori più o meno occasionali di cocaina, sostanze di sintesi, sempre
più spesso di oppiacei per via inalatoria, persone certamente a rischio ma che di questo rischio sono poco o per
nulla consapevoli, che nella maggior parte vivono la prima esperienza di contatto con i Servizi.
Nei loro confronti è assolutamente necessario operare un'azione informativa, dissuasiva, di counseling e di
“agg ancio” ai servizi del territorio per un trattamento precoce laddove ciò sia utile e opportuno.

Alla luce della nostra esperienza evidenziamo alcuni aspetti della normativa che hanno dato dei riscontri positivi
nella nostra operatività:
mentre prima dell’entrata in vigore della leg ge 49/06 la competenza nella trattazione dei procedimenti, e quindi
dei colloqui, era attribuita alla Prefettura del luogo ove era stato commesso l’illecito, ora invece è competente a
provvedere il Prefetto del luogo di residenza dell’interessato.
Ciò consente la riunificazione in capo ad un unico ufficio NoT di eventuali diversi provvedimenti a carico dello
stesso soggetto.
Ne consegue una maggiore efficienza nella g estione degli aspetti burocratici del procedimento, ed un più stretta
e continuativa collaborazione del Not con i servizi pubblici e privati del proprio territorio.
Inoltre, ora la norma individua e prevede programmi non più solo terapeutici-socio-riabilitativi, ma anche
informativi- educativi: ciò va nella direzione di una maggiore capacità di rispondenza ai bisogni espressi e rilevati
durante il colloquio con l'Assistente Sociale del NOT, con l’offerta di specifici interventi mirati a questa fascia di


popolazione.
Nella stessa direzione va la possibilità di attivare altri soggetti del Sistema Locale dei Servizi oltre ai Sert.

Sempre partendo dalla nostra concreta operatività nei NOT e dai dati relativi ai procedimenti, vediamo come le
modifiche apportate all'art. 75 dalla l.49/06 abbiano, di fatto, introdotto anche elementi di criticità che riteniamo
di dover segnalare:
Il novellato articolo 75 non prevede una sospensione del procedimento in caso di invio ai servizi di cura
e di adesione al programma proposto, ma un semplice “invito” a prendere contatto con i servizi,
contestuale all' applicazione delle sanzioni.
Ciò ha comportato tre effetti a nostro parere non in linea con gli obiettivi di partenza:
1) Se la richiesta di svolgere un programma è strumentale ad ottenere la revoca delle sanzioni già
irrog ate, la persona interessata è motivata a svolg ere un programma/percorso nel più breve tempo
possibile, con la mera finalità di ottenere un certificato, vanificando la possibilità di avviare un reale
percorso di consapevolezza e di modifica degli stili di vita.
2)Molti sog getti, soprattutto se già segnalati, sapendo di incorrere comunque nella sanzione, non si
presentano neppure al colloquio con l'assistente sociale del NOT.
3)La nuova nor mativa ha indebolito il rapporto tra prefetture e SERT, che invece con la precedente
norma collaboravano , anche formalmente, con il fine comune del recupero dei soggetti segnalati e della
verifica dell'osservanza del patto terapeutico.
Alla luce di quanto esposto, riteniamo auspicabile indirizzare eventuali modifiche normative nel senso di
fornire la possibilità al Prefetto, di non irrogare immediatamente le sanzioni, ma di avere la possibilità di
archiviare il procedimento ai sogg etti segnalati che accettano di aderire al programma, presso i Servizi
preposti e lo concludano positivamente.

Un altro aspetto di criticità è la necessità di analisi quali/quantitative come elemento discriminante per la
determinazione della fattispecie di cui all'art. 75 oppure 73, ha comportato alcune significative
conseguenze:
1) la carenza di strutture e di laboratori delle forze dell'ordine in cui effettuare tali analisi gratuitamente,
in alcune realtà ha comportato un notevole aumento dei costi, in altre addirittura l’impossibilità di
effettuare le analisi poiché di fatto a tutt'oggi il Dicastero della Salute non ha provveduto a dare
disposizioni attuative in merito, come invece prevede il novellato art 75.
2) Si è verificato di conseguenza un allungamento dei tempi tra la contestazione del fatto e il colloquio in
Prefettura, che incide negativamente sulla possibilità di avviare un intervento precoce e quindi
sull'efficacia stessa del dettato normativo.

3 ) Si vuole inoltre evidenziare un altro motivo per cui tale elemento concorre ad allung are i tempi del
procedimento: anche quando la sostanza sequestrata supera la quantità di principio attivo previsto per
l'uso personale, in assenza di ulteriori elementi di colpevolezza, la magistratura spesso rinvia la persona
segnalata al Prefetto competente.

Se da un lato il Dipartimento delle Libertà civili del Ministero dell’Interno in questi ultimi tempi ha messo il
proprio impegno al fine di assunzione di nuovo personale che di mobilità interna, in soccorso delle realtà
territoriali più sofferenti, proprio per affrontare il problema dell'arretrato e per velocizzare i tempi di
convocazione, dall'altro le nuove procedure sono andate in una direzione opposta. Proponiamo perciò che venga
fatta una valutazione di impatto di tale disposto normativo considerandone i costi e i benefici.

Concludiamo con una riflessione sulla necessità di lavorare in modo integrato e coordinato all’interno del sistema
locale dei Servizi Socio-Assistenziali.
Molti Not hanno attivato una modalità di lavoro in rete sul territorio: non si tratta di una sovra struttura formale
ma proprio di una modalità operativa che attiva sinergie e articola le possibilità di offerta per i giovani.
Nelle realtà territoriali dove questa modalità è prassi consolidata, diversi sono stati i prog etti promossi e
coordinati dai Not, nati da una lettura e da un'analisi del fenomeno delle dipendenza che la Prefettura, in qualità
di osservatore privilegiato, può fare.
Sottolineiamo tre aspetti essenziali che hanno indirizzato la progettazione svolta da molti NOT.

1. I soggetti segnalati sono in media molto più giovani dei sog getti in carico ai Sert, e ciò implica una
maggiore possibilità di aggancio precoce attraverso l'attività legata all'applicazione dell'art 75.
2. Questa caratteristica permette di aprire ambiti di azione per persone che non hanno ancora percorso


tutte le tappe di addiction e che, conseguentemente, possono essere sensibili a proposte pedagogiche
forti ma non autoritarie e che sappiano trasformare una relazione potenzialmente forzata – in quanto
originata da un procedimento amministrativo- in una relazione di scelta: un percorso a cui il ragazzo può
aderire ma anche condividere.
3. L'apertura al territorio è indispensabile perchè spesso le problematiche che arrivano ai nostri Servizi
attengono all'area del disagio giovanile. In conseguenza i servizi più consoni con i quali instaurare
rapporti stabili, sono spesso quelli che agiscono nell'ambito del sociale più che quelli della
tossicodipendenza.
Un segnale fortemente positivo relativo a questo metodo di lavoro, funzionale ed efficace, è
rappresentato dal fatto che gli operatori di alcuni Not partecipano ai tavoli di programmazione dei piani
di zona per la redazione del Piano triennale, concorrendo quindi al pari degli altri soggetti presenti ai
Tavoli, non solo all'analisi delle problematiche presenti nel territorio ma anche soprattutto
all'individuazione delle azioni e degli strumenti utili ad incidere sulle criticità evidenziate.

Vi ringrazio per l’attenzione.


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