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12.03.2009
musica per stare bene
la musica nei luoghi terapeutici aiuta a stare meglio ed è strumento per ritrovare la strada verso le proprie emozioni.
MUSICA PER GUARIRE
Introduzione alla musicoterapia.
Le origini della musica appartengono ad un passato che ci è oscuro, precedono la nascita delle prime civiltà, dei più antichi villaggi agricoli e il concetto stesso di testimonianza del tempo.
Nata dal bisogno di partecipazione alla collettività, dalla necessità di una maggiore aggregazione, per comprendere l’interrelazione dei fenomeni dell’universo e la collocazione dell’uomo al suo interno e per scandire ritualmente i diversi eventi della vita, la musica diede espressione a pensieri ed emozioni troppo elevati ed intensi per i nostri linguaggi rudimentali.
L’universo può essere visto come una ragnatela inscindibile le cui interconnessioni sono dinamiche.
Ogni mutamento che interessi una singola zona, subito si ripercuote in tutto il mondo , sia esso l’esplosione di una stella , l’estinzione di una galassia, il suono emesso da uno strumento musicale o il pensiero di una mente umana.
Questo movimento è detto vibrazione, uno stato di moto incessante che cerca il suo punto di quiete all’interno del proprio centro.
“ tutte le cose o esseri producono suoni in base alla loro stessa natura e allo stato specifico in cui si trovano. Questo perché questi esseri e cose sono aggregati di atomi che danzano e con i loro movimenti producono suoni. Quando il ritmo della danza perennemente cambia, cambia anche il suono prodotto….Ogni atomo canta perennemente la sua canzone e il suono, in ogni istante, crea forme dense e tenui. E come esistono suoni creativi, esistono anche suoni distruttivi.
Chi è in grado di generare entrambi può, a suo volere, creare o distruggere”. Giovinda
Vi sono due approcci distinti alla musicoterapia: da un lato si sono combinati ritmo e melodia per creare canzoni al fine specifico di guarire, un approccio che ha le sue origini in molte tradizioni sciamaniche della preistoria; dall’altro lato si sono usati formule mantriche e suoni specifici per le loro proprietà vibratorie, applicati a determinate parti del corpo.
La differenza tra questi approcci è di estrema importanza perché essi rappresentano due filosofie e metodi distinti ma ugualmente validi.
Il primo, che a fini pratici possiamo definire “musicoterapia”, inizia il processo di guarigione agendo prima sulle emozioni e sulla mente, poi sul corpo fisico.
Il secondo, che possiamo definire “terapia del suono”, si occupa prima del corpo attraverso la risonanza per intervenire poi sulle emozioni e sulla mente.
Musica ed emozioni
L’esperienza musicale è tradizionalmente legata all’epressione delle emozioni e degli affetti, la quale, come già detto, favorisce la regolazione in senso adattivo del rapporto tra individuo e ambiente.
Possiamo individuare almeno due livelli di analisi del rapporto tra musica ed emozioni: da un lato la funzione (ascolto)di stimolazioni musicali può suscitare determinate emozioni e sensazioni; dall’altro il linguaggio musicale consente l’espressione e la comunicazione di uno specifico messaggio emotivo.
Non è questa la sede per un’analisi sistematica del rapporto tra emozioni e produzione musicale; ci interessa soffermare l’attenzione sull’analisi della musica come evocatrice (stimolo) di emozioni.
Da una parte la musica permette di vivere e rivivere emozioni basate sulla rievocazione e sul ricordo; in questo caso la esperienza emozionale nasce da una interpretazione e da una ricollocazione spazio-temporale di vissuti emozionali appartenenti al passato individuale; dall’altra in una prospettiva meno “cerebrale”, che considera le risposte dell’organismo come un tutto, le stimolazioni musicali producono esperienze emozionali intense in cui assumono rilievo anche le risposte sensoriali e corporee oltre a quella cognitiva.
Secondo studi di Panzarella (1980) ed altri, è possibile individuare in modo dettagliato gli effetti a breve e a lungo termine prodotti sugli individui da esperienze musicali intense (“forti”).
E’ così possibile rilevare, limitandosi agli effetti più rilevanti e più frequentemente riscontrati fra quelli a breve termine:
- un effetto sulle sensazioni corporee (brividi, senso di calore, nausea, vertigini, modificazioni del ritmo cardiaco e/o respiratorio);
- un effetto sui comportamenti espressivo-motori (pianto, singhiozzi, riso, gesti e movimenti di parti del corpo o del corpo nel suo complesso, immobilità, staticità….);
- un effetto sui processi percettivi (affinamento della sensibilità, modificazioni della percezione spazio-temporale e delle percezioni corporee, immagini e visioni fantastiche…);
- un effetto sull’autocoscienza e sull’autoregolazione (facilitazione della comprensione dei propri sentimenti e dell’introspezione, autoconoscenza…o, all’opposto, riduzione della coscienza di sé , della capacità introspettiva e dell’autoregolazione comportamentale..);
- un effetto di più ampio respiro che potremmo definire genericamente “catartico”, che permette il superamento di vissuti negativi, favorisce conforto, favorisce esperienze emozionali positive (felicità, calma, euforia…) o all’opposto, un effetto “perturbatore” che innesca sentimenti negativi (tensione, rabbia, ansia, angoscia, paura….);
- un effetto sulle relazioni interpersonali che favorisce sentimenti di affinità e fusione con gli altri, abbattimento delle difese e dei confini interpersonali in funzione di apertura e disponibilità.
Fra gli effetti a lungo termine si possono ricordare da una parte effetti duraturi sullo stato psicologico dell’individuo ( sentimenti di sicurezza e di adeguatezza personale; cambiamenti significativi nella vita personale ….) e dall’altra una modificazione nell’atteggiamento verso la musica e l’esperienza musicale (tanto più evidenti in soggetti privi di una prolungata e sistematica consuetudine alle spalle) che si esprime in un desiderio di dedicarsi con più impegno ed interesse alla musica.
Si può probabilmente sottolineare il fatto che questi studi non hanno tenuto nel dovuto conto il contesto, il campo psicologico in cui si realizzano queste esperienze musicali forti per valutare ed eventualmente quantificare l’effetto differenziale che si determina sui soggetti osservati.
Richiamo l’attenzione sul fatto che quando le esperienze emozionali forti si realizzano in situazione di grande gruppo (“collettivo”) e con evidenti caratteristiche rituali, gli effetti che si producono sono notevolmente intensificati ed acquisiscono una loro peculiarità.
Maurizio mattioni marchetti
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