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10.09.2011
IL GIOCO D’AZZARDO
di:Albani Giorgia,Galli Erica,Lombardo Valeria
il gioco può essere un’attività rilassante, per altri può essere una fonte di guadagno ma dal punto di vista clinico viene considerata come un’attività che causa dipendenza.
Il gioco d’azzardo è un fenomeno in forte crescita, basti osservare la diffusione e l’aumento delle sale da gioco, le nuove e numerose tipologie di gioco e la facilità con cui vi si può accedere (anche tramite internet).
Il gioco d’azzardo è un’attività ludica che ha tre caratteristiche fondamentali:
1. Lo scopo del gioco è l’ottenimento di un premio (denaro).
2. Per partecipare è necessario rischiare una somma più o meno ingente di denaro o equivalenti (propri beni).
3. La vincita è più dovuta al caso che alla capacità del giocatore.
La storia del gioco d’azzardo è strettamente legata alla storia dell’uomo, tanto che i primi cenni a questa attività si riscontrano addirittura nel 3000-4000 a.C. Nella civiltà egiziana, infatti, era già praticato il gioco dei dadi (il termine “azzardo” deriva dal francese “hasard”, a sua volta termine di origine araba, “az-zahr”, che significa proprio “dadi”). Più a est, in India, Giappone e Cina, si hanno testimonianze di forti scommesse, sia al gioco dei dadi che alle corse dei carri. Non da meno, nella Roma imperiale, personaggi come Nerone, Caligola, Claudio furono certamente accaniti giocatori (oggi probabilmente diremmo “giocatori patologici o compulsivi”).
Connaturata con il gioco d’azzardo, inoltre, pare essere la propensione per il barare, confermata dal ritrovamento di dati appesantiti da un lato.
Se il gioco dei dadi vanta la storia più lunga, nei secoli a noi più vicini c’è stata una notevole espansione della modalità di gioco, a partire dalle scommesse sui cavalli (“lo sport dei re”), alle lotterie, delle quali si ha testimonianza dai secoli XVI-XVII. La roulette fu inventata nel XVI secolo dal filosofo Blaise Pascal, mentre le slot-machine nel 1895 dall’americano Charles Fay.
Nel 1980 il gioco d’azzardo viene riconosciuto dall’Associazione Psichiatrica Americana come una malattia mentale e classificata all’interno dei “Disturbi del controllo degli impulsi”. Questa patologia può avere una forte affinità con il gruppo dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi e soprattutto con i comportamenti di abuso e di dipendenza.
Per molti il gioco può essere un’attività rilassante, per altri può essere una fonte di guadagno ma dal punto di vista clinico viene considerata come un’attività che causa dipendenza. Infatti, il gioco d’azzardo può essere considerato un “vizio” finchè non insorgono le caratteristiche tipiche della dipendenza:
• Tolleranza: bisogno di giocare sempre di più per ottenere lo stesso livello di eccitamento.
• Astinenza: nervosismo, ansia, tremori nel caso in cui il giocatore tentasse di smettere.
• Perdita di controllo: presunta capacità del giocatore di poter smettere senza in realtà riuscirci.
Questa patologia può provocare un comportamento persistente e ricorrente verso i giochi d’azzardo. Nel tempo questi sintomi possono portare alla compromissione delle attività personali, familiari e lavorative.
Dai dati Mediobanca emerge che il gioco d’azzardo è la terza industria italiana, dopo Eni e Fiat, che riporta il miglior fatturato. Rappresenta il 3,5% del PIL nazionale e nel 2010 ha portato un’entrata di circa 10 miliardi.
Dai dati Istat del 2009 si può notare che in Italia i giocatori in età compresa tra i 18 e i 70 anni sono 27.499.429; In Lombardia, una delle Regioni in cui si gioca di più, sono 4.516.219, infine nella provincia di Lecco i giocatori sono 154.930.
Il gioco d’azzardo negli anni è passato da essere considerato un fenomeno limitato, d’elite, fino al coinvolgimento di larghe fette della popolazione. Tutto questo è stato favorito da diversi fattori: diffusione in tutto il territorio di luoghi in cui le persone possono giocare, facili modalità di accesso al gioco, differenti tipologie di giochi in grado di attirare persone di età e gusti diversi, impegno di cifre modeste, alla portata di tutti.
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