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21.02.2011
Cannabis e danni alla salute
Dott. Giovanni Serpelloni
presentazione della pubblicazione del dipartimento politiche antidroga del consiglio dei ministri.non è più possibile né accettabile un atteggiamento superficiale nei confronti dell’uso di questa sostanza da parte dei giovani né dei non più giovani.
Con questa pubblicazione si è voluto mettere a fuoco una serie di informazioni scientifiche sugli effetti della cannabis e dei suoi derivati da poter offrire a tutti gli operatori del settore e a quelle persone che vogliono rendersi conto di quanto una sostanza di questo genere possa essere pericolosa per la salute.
In questi anni sono stati moltissimi i lavori scientifici che hanno messo in luce le potenzialità negative dell’utilizzo non medico di questa sostanza. Contemporaneamente sono state anche sviluppate
numerose ricerche per stabilire quali potrebbero essere le applicazioni terapeutiche di alcuni componenti della cannabis. E’ chiaro che si tratta di due aspetti ben differenziati che troviamo giusto vengano ambedue approfonditi al pari della ricerca scientifica su qualsiasi altra sostanza stupefacente che possa trovare, oltre che l’uso illegale per finalità voluttuarie e psicostimolanti, anche usi medici per
finalità che nulla hanno a che vedere con l’uso prettamente di tipo edonistico.
Nello svolgimento della pubblicazione si sono approfonditi aspetti legati alla disciplina delle neuroscienze ma anche alla psicologia del comportamento e della sociologia. Si è potuto così approfondire
una serie di conoscenze strutturandole in una sequenza di articoli che rappresentano un’aggiornata e ricca bibliografia e sitografia per chi volesse ulteriormente approfondire la materia.
Attraverso lo studio degli effetti della cannabis e dei suoi derivati sul cervello e delle sue funzioni,soprattutto se consideriamo ciò che può succedere nella fase di completamento della maturazione cerebrale, in particolare nella fascia d’età 14-21 anni (quella più a rischio per l’uso di sostanze stupefacenti e alcoliche), si è arrivati alla convinzione che la cannabis, le sue molteplici forme e produzioni, sono in grado di produrre danni e condizioni di rischio per la salute mentale e per altri organi ed apparati, tali da poterla definire sicuramente una sostanza pericolosa per la salute pubblica.
Le evidenze hanno dimostrato che questa pericolosità varia e aumenta anche in base alle caratteristiche individuali del soggetto, alle concentrazioni di principio attivo contenuto, alla frequenza d’uso e
al periodo di assunzione, e aumenta anche in base alla contemporanea assunzione di altre sostanze stupefacenti e alcol.
Tuttavia, ad oggi esistono prove scientifiche che questa sostanza non può più essere considerata leggera” anche per il ruolo di “gateway”, spesso in associazione con l’alcol, che ha dimostrato avere
nell’agevolare l’accesso precoce e la progressione verso sostanze quali cocaina ed eroina. Inoltre, il fatto che il Δ9-THC sia in grado di interferire fortemente con il sistema endocannabinoide modulando
e alterando le sue importanti funzioni, sia quelle relative al regolare sviluppo del Sistema Nervoso Centrale sia quelle del sistema immunitario, comprese le azioni antineoplastiche, ci fa capire, se
a questo sommiamo anche le alterazioni epigenetiche e la frammentazione del DNA dei neuroni dell’ippocampo riscontrata dopo l’assunzione protratta di THC, che non è più possibile né accettabile un atteggiamento superficiale nei confronti dell’uso di questa sostanza da parte dei giovani né dei non più giovani.
Questa pubblicazione vuole pertanto fare chiarezza su questi aspetti ed è per questo che ringrazio tutti coloro che hanno collaborato alla sua realizzazione, e soprattutto tutti coloro che vorranno utilizzare le informazioni in essa contenute e che vorranno diffonderle per superare una cultura ed un atteggiamento di sottovalutazione del rischio e del danno, ormai non più giustificabili.
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